Ofi Fvg: «Fisioterapista respiratorio, serve un percorso universitario specializzante»

(Marco Ballico) [...]

Ofi Fvg: «Fisioterapista respiratorio, serve un percorso universitario specializzante»

La popolazione ha iniziato a conoscerlo soprattutto con il Covid. Il fisioterapista respiratorio (FtR), nel duro periodo pandemico, è stato figura sanitaria da subito in prima linea, al fianco di medici, infermieri e del resto del personale sanitario e ausiliario, per fronteggiare l’emergenza.
Eppure, in Italia, osserva Melania Salina, presidente dell’Ordine dei fisioterapisti del Friuli Venezia Giulia, le ore di insegnamento riservate alle conoscenze in ambito cardiorespiratorio nel percorso formativo universitario di base del fisioterapista «risultano esigue: nel corso di laurea di primo livello rappresentano solo il 3% circa del totale dei CFU, tirocinio compreso, e sono distribuite prevalentemente nell’ultimo anno di formazione».
Così, nell’attuale modello organizzativo vigente in molti ospedali, «il fisioterapista non collabora direttamente con pneumologi e intensivisti perché le sue prestazioni vengono subordinate alla valutazione del fisiatra: questa spesso si traduce in una semplice “autorizzazione al trattamento” che però di fatto dilata i tempi di intervento e può in qualche misura ostacolare lo scambio, la collaborazione e la crescita interdisciplinare in ambito respiratorio».

È auspicabile quindi che nel prossimo futuro, è l’appello dell’Ofi Fvg, «la figura del FtR possa ricevere il giusto riconoscimento giuridico e professionale attraverso un percorso formativo universitario specifico e specializzante, che delinei conoscenze, abilità e competenze le quali, insieme alla collaborazione diretta con il medico specialista di riferimento e l’integrazione all’interno dell’équipe di cura, favoriscano il processo di progressiva affermazione della propria autonomia professionale all’interno del panorama sanitario. Sarà inoltre indispensabile operare un salto culturale nell’organizzazione delle strutture sanitarie, e in particolare delle unità operative ad alto rischio di complicanze respiratorie (terapie intensive, medicine e chirurgie maggiori), prevedendo tra i criteri di accreditamento la presenza di un adeguato numero di fisioterapisti con competenze respiratorie avanzate, integrati appieno nel team clinico-assistenziale attualmente definito».

 

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